25. set, 2021

Roma non è solo la città Eterna: il grave problema della (mala) sanità dei comuni limitrofi alla Capitale di Laura Laurenti.

Quanto sei bella Roma, quando è sera…” cantava il mitico Venditti e, ad ascoltare questi versi provenire da uno storico bar del centro storico, mentre passeggiamo in un tranquillo sabato pomeriggio di fine estate, viene molta malinconia.
Roma, è inutile girarci intorno, è, ad oggi, una delle peggiori capitali al Mondo ed il declino non tocca, ahimè, un settore isolato.
Siamo stati abituati, negli ultimi anni, a sentire spesso parlare di Roma per il problema dello smaltimento dei rifiuti – con le pagine di cronaca ed i tg locali pronti a rimpiazzare la solita scena dei maiali che ravanavano in mezzo all’immondizia – oppure per quello del trasporto urbano, da sempre al collasso, ma c’è un problema, oggi, parimenti se non persino più urgente ed è quello della (mala) sanità, su cui il Covid-19 ha rovinosamente acceso i riflettori.
E se, di primo acchito, tale riflessione induce nel lettore, di qualsiasi regione d’Italia, una smorfia di titubanza– poiché la mente va ai grandi presidi ospedalieri romani, il Policlinico Agostino Gemelli, il San Pietro, il Fatebenefratelli – il dissenso lascia presto il posto ad una sentita condivisione del problema dell’assenza di un’adeguata assistenza sanitaria quando si sposta l’angolo visuale di pochissimo e si volge lo sguardo ai comuni limitrofi alla Capitale.
Marino, San Polo dei Cavalieri, Rocca di Papa, Bracciano, Ladispoli, solo per citarne alcuni – comuni, peraltro, che contano svariate migliaia di abitanti e che sono suggestive mete turistiche – e, insieme a questi, i meno noti, come Marcellina, Rocca di Cave, Capranica Prenestina, hanno da sempre fatto le spese di una visione amministrativa “miope”, tutta finalizzata ad occuparsi e preoccuparsi dei servizi pubblici essenziali per la città Eterna ed incurante dell’attuazione di una corretta gestione politica di prossimità anche con riguardo alle realtà più periferiche. Basti pensare che il Comune di Guidonia – Montecelio (terzo Comune del Lazio per numero di abitanti dopo Roma e Latina) non ha un proprio presidio ospedaliero!
Viene da chiedersi perché, nei molti programmi politici che si sono stratificati nel tempo, questo tema sembri essere stato del tutto dimenticato o, comunque, posposto rispetto ai problemi più “mediatici” che affliggono Roma.
Ma se il tutto è nella parte e la parte è nel tutto, come ci insegnano anche le cc.dd. immutabili leggi universali – non è pensabile attuare una sana gestione e conduzione della vita pubblica romana, mettendo in secondo piano, ovvero abbandonando a sé stessi il pensionato di Vicovaro che vive dei pochi spiccioli della pensione, ovvero la nonnina con handicap motori di Ciciliano, bisognosi, al pari delle figure speculari della Capitale, di cure ed assistenza sanitaria continuativa.
La politica è la gestione armonica di una collettività organizzata e, non a caso, usiamo l’aggettivo “armonico”, perché l’armonia è il giusto equilibrio tra le parti di un insieme. Dunque, nel solco di questa visione, qualsivoglia manifesto o programma politico che dimentichi una parte del tutto – guarda caso sempre quella più debole e indigente – ovvero la condanni alla precarietà nel diritto all’assistenza sanitaria è un programma disarmonico e debole, certamente destinato a non proliferare.
Una buona politica richiede, infatti, imprescindibilmente, l’attuazione di obiettivi come la solidarietà, perequazione e l’assistenzialismo (nella sua accezione, ovviamente, positiva) innanzitutto verso gli anziani, i malati, gli indigenti, siano essi della Capitale come dei comuni che vi orbitano attorno, poiché la vera forza di una Pubblica Amministrazione è rappresentata dai servizi che riesce a garantire proprio  ai più deboli, nella stessa misura in cui reale la forza di una catena è rappresentata dalla resistenza del più debole dei suoi anelli.
In questo scenario, a noi abitanti di Roma e dei Comuni romani, non resta che uno strumento, per essere di aiuto a noi stessi e agli altri: la “critica” pacificamente manifestata, il dissenso di fronte alle ingiustizie professato a gran voce e scritto nelle giuste sedi, per stimolare le riflessioni di tutti e per farci promotori attivi di un cambiamento che, oggi, non è più rimandabile.
Pretendiamo, allora, dai nostri  Governanti una adeguata qualità della vita, che riposi sulla spettanza dei diritti e delle garanzie imprescindibili, tra cui proprio il diritto alla salute e all’assistenza sanitaria, nella ferma consapevolezza che la misura in cui saremo in grado di garantire il ben-essere degli altri, tutti gli altri, sarà direttamente proporzionale a quello che saremo in grado di generare per noi stessi e per i nostri figli.
Laura Laurenti
(avvocato in Roma)