13. set, 2021

PROFESSIONI E POLITICA di Vittorio Gallucci

Dalla politica dipendono le condizioni di vita di ognuno di noi e quindi può essere causa di disperazione o di felicità.
Max Weber diceva che la politica deve mettere insieme l’etica della convinzione con l’etica della responsabilità, il che significa porsi delle finalità a seconda dei mezzi a disposizione.
Socrate diceva che l’arte più difficile dell’uomo è la politica.
Per effettuare scelte che riguardano non solo la nostra sfera privata ma tutta la collettività occorrono grande cultura, competenze importanti e grandissimo senso di responsabilità.
Se ciò è vero, l’uomo politico non può essere un dilettante, nell’antica Roma, per esempio, esisteva un “cursus honorem”, percorso formativo obbligatorio per chiunque ambisse a cariche pubbliche. Anche in Francia i politici vengono formati dalla “Ecol normale Superieure”, ente che ha lo scopo di formare le future classi dirigenziali. Anche in Italia in passato sono esistite scuole del genere, chi ricorda la scuola delle Frattocchie del PCI, che proponeva la formazione dei quadri dirigenti?
Grazie a ciò la politica era un punto di arrivo per stimati professionisti che avevano dimostrato abilità e competenza in determinati settori.
Purtroppo oggi il termine “politico di professione” viene usato in senso dispregiativo e, in effetti, c’è un certo “professionismo della politica” che è ben lontano da quella che è considerata la più alta manifestazione dell’uomo.
Sempre più rari sono oggi, tra quelli che siedono in Parlamento, i deputati in grado di leggere un bilancio o di avere una discreta conoscenza delle leggi che vengono approvate. Di chi è la responsabilità di tutto ciò? Certamente della politica che ha degradato la cultura squalificando la scuola che è stata svilita negli anni e ridotta ad un “diplomificio”, in cui gli studenti sono diventati clienti da soddisfare. Tutto ciò ha portato come conseguenza ultima, l’esistenza della classe dirigente che abbiamo oggi.
Spesso si sente dire che chi fa politica non ha mai lavorato, quasi che Cavour o De Gasperi, o Pertini fossero stati dei “falliti”.
Ed allora cosa chiediamo oggi alla politica?
Per esempio ascoltare i professionisti che hanno idee, suggerimenti di cui gli amministratori dovrebbero tenere conto.
A questo punto ci si aspetterebbe che i politici odierni, in un sussulto di dignità e di umiltà, si rivolgessero al mondo delle professioni, in Italia regolate da ordini che ne controllano la deontologia, l’aggiornamento e soprattutto i titoli abilitativi.
Senza andare lontano, per nominare un amministratore o un commissario di un Ente, la politica potrebbe avvalersi degli ordini professionali non per individuare il soggetto da nominare, ma bensì per stabilire le caratteristiche professionali che necessitano a seconda dell’incarico.
Purtroppo tali prospettazioni, che sembrerebbero rivolgersi alle ipotesi di un “mondo ideale, trovano il loro più grande ostacolo in ciò che rappresenta il principale cancro della politica attuale: la gestione clientelare delle pubbliche amministrazioni. La necessità del consenso elettorale da parte dei gestori di enti pubblici fa sì che le persone poste a capo di questa o quella struttura politica amministrativa non siano selezionate in base alle competenze oggettive e riconosciute per poter assumere gli incarichi conferiti, bensì sulla base dell’appartenenza a questa o quella parte politica o funzionale ai voleri degli organi apicali e dirigenziali. Tutto ciò avviene a discapito dei principi meritocratici che dovrebbero essere alla base della scelta degli amministratori, politici, dirigenti, etc.
Un ritorno ad utilizzare nella gestione della res pubblica coloro che abbiano dimostrato di possedere abilità e competenza in un determinato settore (abilità e capacità caratterizzano il significato della parola “professionista”) è una necessità improrogabile, dalla quale dipende il futuro del nostro Paese.
Fino a quando può durare un Paese che sembra commissariato a tutti i livelli, nel senso che è costretto a cicli sempre più ravvicinati a rivolgersi, quando tocca il fondo, ad un “salvatore della Patria”, recuperato fuori dalla politica?
                                                                                              avv. Vittorio Gallucci
                                                                           Presidente Ordine Avvocati di Cosenza