11. set, 2021
ELEZIONI E AGRICOLTURA di Aurelio Arnone
Come ogni tornata elettorale regionale, molti di noi diventano ottimisti e convinti che tutto migliorerà. Si troverà una soluzione a tutto e tutto sembrerà rosa e fiori con il nuovo Presidente e il nuovo Consiglio. Questo perché affascinati dalla massima espressione della democrazia, l’evento voto!!!
Peccato che ogni volta ci dimentichiamo delle gestioni precedenti, delle sciagurate scelte propinate come soluzioni ottimali e mai a favore della collettività.
In particolare mi interesso da vicino del tema dell’agricoltura e di tutto quello che gravita intorno ad esso. Da libero professionista ho visto nascere nel migliore dei modi i Programmi Operativi dagli anni 2000 fino ad oggi e ho visto persone che vivono di agricoltura con in mano le dispense dei Piani di Sviluppo Rurale come fossero, giustamente, guide per raggiungere gli obbiettivi sperati e godere di una tranquillità economica e lavorativa di tutto rispetto.
Purtroppo, e per molti, non è stato sempre così. Ci si è trovati aggrovigliati in matasse di tutto rispetto fatte di complicanze amministrative degne di Arianna e Teseo e purtroppo molte volte si è partorito anche il Minotauro.
Nel tempo, le amministrazioni che si sono susseguite, si sono preoccupate solo a recepire le direttive nazionali e comunitarie, tenendo presente le sole direttive dettate, causando delle conseguenze non idonee ai territori regionali, puntando sempre diritto come se si navigasse a vista e preoccupandosi di racimolare il più possibile pacche sulle spalle senza preoccuparsi di realizzare programmi a lunga scadenza e lasciare dei segni evidenti. O meglio i segni sono stati lasciati ma in negativo.
Una delle situazioni che non ho mai condiviso sono i bandi a scadenza, creano un accozzaglia di progetti preparati solo per soddisfare la checklist per l’assegnazione dei predisposti punteggi trovandosi in mano un decreto che di sostenibilità ambientale, di sostenibilità economica, d’innovazione ecc. non ha nulla ma è lì approvato che nessun ente bancario sarà disponibile a sostenere e l’imprenditore non sarà in grado di attuare a meno che dotato di una solidità economica di tutto rispetto.
Non ci si è mai preoccupati di mettere un tetto agli investimenti concedendo finanziamenti per milioni di euro riservati a 3 – 4 aziende capaci d’investire e lasciando a bocca asciutta migliaia di aziende minori con progetti approvati ma non finanziate. Ancora una volta la politica moderna non è stata in grado di aiutare le piccole realtà perché era l’Europa che lo chiedeva!!, nessuno capace di alzare un dito e dire “questa cosa così non va per la Calabria!!!”.
Non vorrei scendere nei particolari ma purtroppo lo devo fare, non condivido il tentativo secco di aggiudicarsi un contributo per il mitico “Primo Insediamento” sei costretto ad aprire la Partita IVA ma non sei autorizzato a giocarti la seconda carta perché ormai sei titolare di Partita IVA????, se non ti finanziano sei nelle stesse condizioni, se non ti approvi ti sei giocato lo stesso la possibilità di ritentare!!!.
Perché in un PSR la figura del Coltivatore Diretto e l’Imprenditore Agricolo Professionale non erano equiparati!!! E perché i tavoli di concertazione non intervenivano?
Perché delle misure a superficie del PSR non si è programmata una dilazione dei contributi in modo omogeneo da garantire la copertura per l’intera durata del programma operativo regionale??
Perché le Misure OCM (Organizzazione Comunitaria di Mercato) che si discutono e si ottengono nella Conferenza Stato Regioni la Calabria ha solo il minimo attivando misure annuali mentre altre Regioni ottengono fondi addirittura decuplicati con attivazione biennale e triennale?? Dando la possibilità alle aziende di ottenere una determinata tranquillità nell’attivazione degli investimenti.
Perché non si settorializza l’agricoltura, perché le esigenza degli olivicoltori non sono uguali a quelle dei viticoltori come quelle degli allevatori non sono uguali a quelle dei frutticoltori ecc.
Ritornando ad oggi auspico una gestione dei bandi dei programmi operativi regionali a sportello attivando conto capitale e conto interessi con una minima parte di equity creando una rotazione di capitale ed un vincolo desiderare che l’attività funzioni e che non mi si venga a dire che “questo non è possibile!!!” – “l’Europa non lo permette!!”, perché allora altri enti come Invitalia e ISMEA su tutti lo fanno e devo dire, per esperienza personale, che funzionano alla grande e chi pensa e fa gli investimenti ci riesce benissimo!!!
L’agricoltura Calabrese ha bisogno di idee innovative, ha bisogno di misure coraggiose e più schiette, esenti da grovigli burocratici, da accozzaglie provocate da bandi concepiti da un copia incolla fatto anche alla meno peggio.
Ha bisogno di OCM spalmati nel tempo, ha bisogno di creare fondi rotativi dedicati soprattutto alle piccole e medie imprese che hanno difficoltà nell’accedere al credito e che sono alla ricerca di fondi da investire per continuare a crescere. Fondi alimentati da risorse pubbliche e dai soldi restituiti dalle imprese che ne hanno già beneficiato, vedi sempre +Impresa di ISMEA.
La Calabria ha bisogno di coraggio non di assistenzialismo, c’è la necessità di fare investimenti coraggiosi con la creazione di eventi; creare migliaia di aziende che producono e non creare gli eventi che ti permettono la vendita non ha senso. C’è bisogno di iniziative folli (Steve JOBS – diceva “siate affamati, siate folli”) c’è bisogno di visioni verticali ed orizzontali, gli investimenti pubblici vanno pensati per portare giovamento a più settori come l’agricoltura e il turismo, la sanità e l’ambiente ecc.
Aurelio ARNONE - Agrotecnico