10. set, 2021
Elezioni e politiche occupazionali per giovani laureati di Laura Cameriere
L’inserimento dell’individuo nel cosiddetto “mondo del lavoro” rappresenta non soltanto una legittima aspirazione personale, ma anche un diritto garantito dalla Costituzione italiana: l’art. 4 co. 1, infatti, esplicitamente riconosce «a tutti i cittadini il diritto al lavoro [...]»; quest’ultimo viene accompagnato dal correlato dovere - disciplinato dal successivo comma 2 del medesimo articolo - di ciascun individuo di avere un’occupazione che possa concorrere «[...] al progresso materiale o spirituale della società».
Al di là della norma riportata, tuttavia, quello della disoccupazione rappresenta, com’è noto, uno dei principali problemi con cui l’Italia deve confrontarsi. A rappresentare la criticità maggiore, però, è il non soddisfacente grado di occupazione giovanile. Il tasso di disoccupazione giovanile, infatti, è recentemente aumentato fino ad attestarsi nel marzo 2021 oltre il 30%, raggiungendo un livello, dunque, ben superiore al tasso di disoccupazione generalmente considerato.
La questione che si è appena riportata è lungi dal costituire una novità. A dimostrazione di ciò - e in conseguenza di ciò - essa è stata oggetto di istanze sociali, che sono (quasi) sempre state richiamate nei dibattiti che hanno preceduto le varie consultazioni elettorali (sia di carattere nazionale che regionale) che si sono susseguite nel corso del tempo. Talvolta, queste istanze hanno condotto all’emanazione di norme disciplinanti la materia e teleologicamente orientate a rinvenire una soluzione al problema della disoccupazione, garantendo, di conseguenza, l’inserimento degli individui nel “mondo del lavoro”. Il panorama normativo in tal senso è vario ed oggetto di costanti riforme, conseguenza diretta dell’enorme rilevanza che la questione riveste anche da un punto di vista strettamente politico.
L’eterogeneità è caratteristica strutturale anche della normativa dedicata più nello specifico a favorire una maggior occupazione giovanile. L’ordinamento giuridico, infatti, prevede diversi strumenti atti a raggiungere tale fine. Tra questi possono essere ricordati incentivi fiscali nella forma di sgravi contributivi: ad esempio, la legge di bilancio 2018 (legge 205/2017) ha introdotto delle riduzioni sui contributi previdenziali a favore dei datori di lavoro privati che assumono - tramite contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato - soggetti che rientrano in determinate fasce di età, specificate dalla normativa medesima.
Quanto all’assunzione di nuovi laureati, si deve guardare, ad esempio, alla legge 145/2018 (ossia la legge di bilancio 2019), la quale prescrive sgravi contributivi a favore dei datori di lavoro privati per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani che siano in possesso dei requisiti richiesti dalla legge, tra i quali rientra l’aver conseguito un titolo di laurea magistrale o di dottorato di ricerca.
Nonostante i numerosi e ripetuti interventi normativi (dei quali si sono riportati solo taluni esempi) che si sono susseguiti nel corso degli anni, il problema della disoccupazione è lungi dall’essere risolto. Invero, una ragione fondamentale di ciò risiede nell’estrema eterogeneità delle cause che contribuiscono a cagionare il fenomeno; alcune di queste, inoltre, sono improvvise e non sottoposte al controllo dell’uomo: si pensi, ad esempio, alle recenti crisi economiche che si sono verificate (ci si riferisce alla crisi che ha colpito il mondo sul finire del primo decennio del XXI secolo e a quella attuale, conseguenza della pandemia da Covid-19). Sebbene, dunque, le origini del problema possano anche non essere dipendenti dall’azione umana, ciò non toglie che spetta al legislatore - nazionale e regionale - tentare di risolvere la questione. Proprio in virtù di ciò, vi è l’auspicio che nelle elezioni regionali che si terranno in Calabria nel prossimo autunno trovi spazio un dibattito sul tema, affinché possano essere individuati gli strumenti più adatti ad incentivare l’occupazione. Ciò è necessario per uno sviluppo maggiore della società e, giuridicamente, perché l’aspirazione di ciascuno - ivi compresi i giovani - ad avere un lavoro può essere ricondotto a quella realizzazione della persona umana che è il fine principale dell’ordinamento giuridico.
Laura Cameriere
neolaureata in Giurisprudenza all’UniCal