8. set, 2021
E' indispensabile una nuova stagione per sanità e sostegno ai deboli di Serafino Conforti
Si riparte. No. Non riguarda aspetti personali. Si riparte con la giostra delle elezioni regionali.
Una querelle che non riguarda nell’immaginario collettivo il confronto tra programmi idee o proposte. Ci saranno. Ma non hanno evidenza e forma che hanno l’immediatezza per tracciare differenze. Riguarda uomini, gruppi, sistemi.
E’ una triste considerazione per una regione, la Calabria, che ha poche speranze di uscire dall’isolamento in un contesto nazionale ed europeo dove non trova collocazione per reddito, indicatori di salute e sociale.
Non è una critica scontata. Ma una testimonianza di un tessuto sociale che rimane inerme, passivo, nei confronti della necessità di cambiamento. C’è da chiedersi se le valutazioni fatte sul rendimento politico ed economico delle istituzioni siano ancora oggi da riferire al giudizio di Robert D. Putnam “………..le regioni del sud sono in ritardo perché gli abitanti sono malvagi = intrappolati in una cultura politica che non li porta a cooperare tra loro non hanno senso civico = scarso capitale sociale che non porta cooperazione…….”
Putnam ha reso popolare la nozione di capitale sociale proprio nel suo studio sul rendimento delle istituzioni regionali in Italia: Per capitale sociale intendiamo qui la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo […] il capitale sociale facilita la cooperazione spontanea.
Una analisi impietosa. Del resto rimane inspiegabile come una Regione avvolta da ricchezze naturali, con un potenziale turistico straordinario, ricca di scenari di una storia millenaria non riesca a risalire la china di una condizione economica e sociale che la vede tra le ultime Regione dell’Europa. Cosa può cambiare, cosa possiamo “sperare”. Un nuovo governo. Una nuova stagione di riforme e impulsi all’economia, alla sanità, al sostegno dei deboli.
Per questo ogni momento elettorale in cui è possibile, teoricamente, mettere in moto le Istituzioni con il compito di avviare una ripresa reale, è importante. Non solo importante, ogni volta è la speranza vera che si riaffaccia.
Al momento sembra un semplice avvicendamento. Uno scambio tra uomini di postazioni. Non c’è traccia dell’idea forte sull’identità della nostra Regione. Almeno questa è l’impressione.
Sulla Sanità, ad esempio, si marca la proposta di rivedere la Legge che impone Commissari dello Stato. Ma su la rete Ospedaliera, sul disastrato sistema territoriale, sull’inerzia della medicina di base non si registrano posizioni e proposte per un cambiamento, uno scossone vero. Eppure la situazione è sotto gli occhi di tutti. I calabresi hanno una Sanità, o meglio un Governo della Sanità a tutti i livelli che ha prodotto in anni pochissimo. Continuano a pagare le tasse più alte in Italia, continuano a ricevere una valutazione pro capite più bassa del resto della Nazione e sopra tutto hanno standard di cura a volte inaccettabile. Certo molto può e deve essere materia da discutere a livello Nazionale ma il fabbisogno di personale degli Ospedali, dove molte strutture sono al lumicino per la riduzione del personale, per la fatiscenza delle strutture e la difficoltà acquisire nuove strumentazioni, sono una responsabilità Regionale. Sembra facile valutare, visto la situazione, l’operato di chi governa a livello Regionale e nelle Aziende territoriali ed Ospedaliere, ma se si guarda con attenzione alle proposte e Decreti o agli atti esecutivi degli Organi di gestione si può dare una lettura più chiara. Esempio la Rete Oncologica Calabrese che viene Istituita con un DCA nel 2016, ribadita con un DCA di Luglio 2020 e con un nuovo DCA del 2021 ha un accenno di organizzazione ma che non trova traccia nei processi esecuti delle Aziende, eccezion fatta per alcune strutture come le Breast Unit. Una produzione di atti amministrativi veramente povera. Pochissimo. Forse poco importa alla necessità di un coordinamento strutturato tra Aziende Ospedaliere e Aziende Territoriali, o forse non ci sono strutture da coinvolgere. L’impressione è che il management delle strutture sia poco attenta ai cambiamenti ed alle necessità. Oramai con l’esperienza della pandemia è chiaro che bisogna ricercare una forte integrazione. Le nuove figure come l’Infermiere di quartiere o i corsi per care giver, la necessità di utilizzi dell’Intelligenza Artificiale, di nuovi sistemi di valutazione delle tossicità per le cure a domicilio di patologie croniche gravi come quelle Oncologiche attraverso i PROM (Patient-reported outcome measures), sistema che consente di evitare accessi multipli in Ospedale con beneficio per il paziente ma anche con risvolti organizzativi ed economici di rilievo per le Aziende. Tutto questo ha la necessità di sistemi integrati attraverso un maggior collegamento tra le strutture come potrebbe offrire la Rete Territoriale. Bisogna riconoscere che non è una cosa semplice e forse in parte è un concetto superato se viene strutturato in maniera rigida e non viene accompagnata da riforme legislative e finanziamenti. Ma non c’è nessun timore. La Rete non c’è. Non è stata avviata. Non ci sono atti, leggi, norme, finanziamenti. Molta vana gloria.
Ora le elezioni del cambiamento sono sempre dietro l’angolo, ad ogni tornata elettorale. Pertanto si può sperare. Sempre smentiamo le osservazioni sociologiche sui Calabresi e dimostriamo che il senso civico, la partecipazione anche critica ci appartiene. La cartina al tornasole, la dimostrazione è la scelta. Saremo capaci di sfiduciare chi ha fallito e di scegliere chi può aiutare la Regione a cambiare ? L’impressione è che la partita sia difficile, ancora quasi impossibile. Ma è giusto tra chi crede nella possibilità di migliorare alimentare la speranza. Sono da sempre un ottimista. Per favore non mi smentite di nuovo.
Serafino Conforti