1. set, 2021
Elezione e principi delle religioni di Papa Francesco di Adele Esposito
La vittoria delle elezioni regionali del 3-4 ottobre non rappresenta un obiettivo da perseguire come punto di arrivo ma segneranno l’assunzione di un impegno serio e costante volto a condurre scelte efficaci e atti coraggiosi sulle molte esigenze locali che vanno dal lavoro alla sicurezza, dall’ecologia alla solidarietà sociale, dalla valorizzazione territoriale alla lotta contro le mafie.
Un’impresa titanica, dunque, che i vincitori si troveranno ad affrontare e i cui risultati sono da tempo attesi dai calabresi stanchi delle tante promesse mai mantenute e dalle scelte scellerate operate per favorire solo gli interessi privati. La nostra terra attende un cambio di rotta, una metànoia politica e sociale che porterebbe la grande violentata italiana al suo tanto agognato riscatto.
La Calabria merita di essere governata da donne ed uomini che scelgono la politica come vocazione di vita e che abbiano voglia di ritrovare il gusto del bene comune.
La Calabria ha bisogno di essere rappresentata da donne ed uomini che considerino il successo collettivo come realizzazione personale. In questa prospettiva trovano spazio le parole riportate sulla lettera enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco: “…penso a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di pratiche che permettono di superare pressioni e inerzie viziose… la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine…”.
E allora quale impegno si prospetta per i credenti che hanno voglia di fare politica considerando che il cristiano è colui che deve rendere il proprio servizio in favore della comunità in cui vive e che deve impegnarsi a testimoniare la propria scelta di vita attraverso questo servizio?
La politica non può e non deve essere una realtà estranea al credente e d’altra parte non può diventare per quest’ultimo uno strumento per il proprio vantaggio considerando il dato di fatto che egli è nel mondo ma non è del mondo. In uno scenario in cui sono poco chiare le posizioni, in cui tutto sembra essere lasciato all’improvvisazione e in cui nessuno può riconoscersi in quelle simbologie che hanno caratterizzato il secolo scorso, il dilemma che interroga tutti i credenti è il seguente: per chi votare? Perché il credente non può astenersi dall’esprimere il proprio voto e non può lasciare tutto al caso ma deve sentirsi parte di un cambiamento più volte sperato e riconoscere in quel “date a Cesare quel ch’è di Cesare” l’impegno, sganciato da logiche opportunistiche, anche dell’espressione di voto. Anche il cristiano è dunque chiamato a prendere parte alla vita politica, ad esercitare le proprie potenzialità senza riserve e a mettersi in gioco per contribuire alla costruzione di una nuova coscienza collettiva. Ci auspichiamo, dunque, che quello che fu un appello di sapore sturziano torni a risuonare nei cuori di tutti gli uomini (e donne) calabresi liberi e forti.
Adele Esposito