28. ago, 2021

Non è solo un problema di numeri di Emilio De Giacomo

Come è noto, la Calabria non è stata in grado di offrire ai cittadini un sistema sanitario di qualità e ben organizzato, per cui, ancora oggi, continua l’emigrazione sanitaria verso altre realtà.
L’analisi della situazione in Calabria rivela servizi sanitari carenti, mal distribuiti sul territorio, ospedali disorganizzati, strutture ultimate e mai utilizzate o incompiute ed una parte del personale poco specializzato .
Le cause di questa “sanità malata” sono da ricercare, principalmente, nella mancanza di un adeguato controllo istituzionale sull’intero sistema all’interno del quale hanno prosperato sprechi, malaffare, cattiva gestione manageriale, interessi localistici e forte ingerenza della politica nella selezione del personale medico e paramedico.
La logica dovrebbe essere quella di far leva sulle energie positive che esistono, sulle motivazioni delle persone che desiderano e vogliono impegnarsi per un cambiamento reale nel quadro più generale di lotta agli sprechi e alle inefficienze del sistema sanitario regionale.
Se si vogliono, quindi, concretamente aggredire queste gravissime criticità, occorre cominciare ad eliminare le cause vere di questo sfasciume che sono molteplici e necessitano di una terapia d’urto massiccia, continuativa e “senza esclusione di colpi”.
Solo in questo modo sarà possibile avviare un reale processo di discontinuità ed evitare di rimanere vittime, in modo permanente dell’emergenza e della straordinarietà.
Si tratta di interventi assolutamente prioritari in assenza dei quali il buco nero della sanità calabrese continuerà ad allargarsi fino ad ingoiare quasi tutte le risorse del bilancio regionale e vanificare l’impatto delle eventuali risorse aggiuntive che dovessero essere destinate a questo delicato settore per la salute ed il benessere di tutti i cittadini.
Non si può prescindere da alcune condizioni essenziali tendenti a:
- Riorganizzare l’intera rete ospedaliera regionale; in modo strategico , tale da garantire qualità ed eccellenza ;
- Realizzare una rete per emergenze urgenze in modo serio ed adeguato; efficiente ;
- Potenziare il ruolo di filtro della sanità territoriale ridisegnandone le modalità e organizzandone l’azione con risorse e personale altamente qualificato
- Rafforzare il sistema di assistenza domiciliare integrata , in particolare, degli anziani inabili e delle patologie croniche ;
- Utilizzare presto e bene tutti i fondi destinati al settore dell'edilizia sanitaria;
- Migliorare il funzionamento della "Centrale Acquisti", all'interno della "Stazione Unica Appaltante", per soddisfare più velocemente e razionalizzare da un punto di vista qualitativo e tecnologico le richieste delle Aziende Sanitarie ed evitare abusi o sprechi;
- Attivare le procedure per l'avvio di una vera contabilità analitica per la riduzione dei contenziosi che costringono la regione a pagare cifre consistenti per spese legali ed interessi di mora.
- Ridefinire gli “Obiettivi” dei Direttori Generali delle aziende
- Creare un comitato di esperti per l’analisi di tutta la problematica relativa all'emigrazione sanitaria passiva e dei conseguenti effetti indotti di natura sociale, al fine di ridurre gli extra-costi generati da questo fenomeno e proporre soluzioni adeguate per soddisfare le necessità delle persone colpite dalle patologie più severe che stimolano il “processo migratorio” verso altre regioni italiane.                 
In ultima analisi , volendo riassumere ,Il ridotto numero di personale ha portato gli operatori sanitari a dovere lavorare in condizioni di super-stress: doppi turni, trasferimenti di reparto, impossibilità di usufruire di giorni di riposo settimanali e di programmare anche brevi periodi di ferie.
Tutto questo, già presente prima della pandemia, è deflagrato negli ultimi due anni.
Le ultime assunzioni sono un palliativo che non risolve il problema.
Finché non si capirà che la sanità non può essere gestita con piglio da ragionieri, le liste d’attesa continueranno a crescere e i calabresi continueranno a curarsi fuori regione.
Commissari e dirigenti non sono stati in grado di “mettere a reddito” la straordinaria professionalità dei nostri sanitari che fanno la fortuna degli ospedali del Nord che li ospitano.
E’ ora di dare le chiavi della Sanità a chi ha competenze e mani pulite per rimetterla in sesto
Ovviamente questo non basta senza il buon senso ed il contributo “culturale” di tutti noi calabresi, con un diverso modo di affrontare la problematica con realismo , pragmatismo, efficienza e lungimiranza da parte di tutto il mondo politico 
Emilio De Giacomo
già’ Direttore UOC Urologia
Azienda Ospedaliera Cosenza