28. ago, 2021
Elezioni e spopolamento di Mimmo Viola e Francesco Capraro
Spopolamento: una nuova questione meridionale?
Una questione della quale dovrà farsi carico il futuro governo regionale che da qui a breve si insedierà alla Cittadella, riguarda il problema del c.d. spopolamento, in una alla disurbanizzazione dei centri “minori”. Un fenomeno, questo, che certamente interessa l’intero Mezzogiorno – e dunque l’Italia intera –, ma che in Calabria, fanalino di coda (e, per certi aspetti, capro espiatorio) di molte, numerose classifiche che periodicamente vengono stilate e diffuse, assume una veste drammatica.
Intervenire sul “particolare” per salvare il “generale”, questo è il metodo.
Lo spopolamento di intere aree del Sud è causa e, al contempo, effetto della corrosione generalizzata (la questione riguarda infatti la demografia, la società c.d. civile, l’economia del territorio, gli stessi rapporti di forza tra le varie fasce della società) del tessuto sociale del Sud e, di riflesso, dell’Italia intera. La disurbanizzazione e desertificazione dei centri, minori ma non solo, della Calabria – ma più in generale del Meridione – fa sì che la classe dirigente non si formi adeguatamente. Quel ceto dirigenziale rimane pertanto in embrione piuttosto che formarsi concretamente acquisendo gli strumenti e le conoscenze utili a trasformare l’esistente “particolare” sotto la spinta di interessi più compositi, “generali”. Una situazione di fatto che è facile constatare ovunque come equilibrio di sottosviluppo: un’economia meridionale da tempo sussidiata, con una capacità produttiva globalmente insufficiente e con flussi di spesa pubblica sempre più diradati, che dovrebbero compensare un tessuto produttivo pressoché assente.
Il Covid-19 ha, per certi aspetti, assunto una funzione epifanica portando alla luce quella che è una crisi politica diffusa, strisciante, ultratrentennale: un Sud sempre più disfunzionale rispetto alle logiche che guidano l’azione, economica e non solo, dell’Unione Europea. Su questa scia, a tratti drammatica, entra in gioco il c.d. Recovery Fund. Se l’attuazione degli interventi previsti non curerà le disfunzioni storiche del Meridione - prima di tutto non si porrà come rimedio allo spopolamento – ci sarà il rischio di un sostanziale peggioramento che inciderà negativamente sui divari territoriali, mettendo in pericolo l’unità nazionale. Lascerà un Sud, progressivamente svuotato di residenti, abbandonato sempre di più a se stesso e depauperato di importanti energie intellettuali, di quelle che produce il suo apprezzato sistema universitario
Una classe politica che non avverta l’esigenza, attraverso una programmazione di qualità e azioni politiche caratterizzate da una visione chiara degli obiettivi da raggiungere (cosa dovrà essere la Calabria da qui al prossimo decennio?), di affrontare il problema dello spopolamento e della disurbanizzazione dei centri, e non solo quelli minori, è una classe politica che rinuncia aprioristicamente ad interpretare il suo ruolo peculiare di tenere conto e risolvere i problemi viventi dentro una società globale sempre più complessa. Compito della politica sarà prioritariamente quello di svolgere una funzione di compensazione tra istanze sociali per loro natura variegate e divergenti.
Lasciare che interi territori, il più delle volte di rara bellezza, si spopolino senza neanche tentare di interpretare le cosiddette best practice dei vicini di casa, o le puntiformi ma significative esperienze che provengono dai settori della cosiddetta società civile, e che aspettano solo di essere innervate in una rete più ampia la cui creazione giocoforza spetta alla Politica, significa restare inermi dinnanzi ad un dramma sociale che, presto o tardi, chiederà il conto di quanto non fatto.
Mimmo Viola - Francesco Capraro