24. ago, 2021

Grande qualità per le c.d. quote rosa di Candida Tucci

Auguro a quelle donne che hanno scelto di candidarsi in politica o che a breve lo faranno, di dare un senso concreto a quella legge sulla doppia preferenza di genere affinché essa non rimanga soltanto una sterile ‘imposizione’ di genere contentino di un antico spareggio ma sia realmente l’innesto di una ‘diversità’ fertile proprio perché tale. Dimostrino che la parità di genere non la si conquista solo grazie ad una norma che impone numeri ex equo. Perché, a dirla tutta e a dirla da donna, la questione non è chiedere quote – se rosa ancor di meno - poiché non è la parità di numeri che rende uguali piuttosto la possibilità di esercitare il diritto di ‘essere’ nelle sue molteplici sfaccettature, secondo quelle che sono e cito letteralmente l’affascinante penna del prof. Jorio di qualche giorno fa “…regole non regole che costituiscono il prolungamento di quelle naturali…”
Possano, queste donne, dare un senso migliore a quelle norme che nel tentativo di rendere giustizia, non fanno altro che sottolineare che essere diversi è una condanna.
Non sono credente, tuttavia, nella mia carriera professionale spesa nel mondo della disabilità spesso ho trovato risposte ai tanti dubbi,  in una frase di Henry Viscardi che mi venne regalata incorniciata in un quadretto da due genitori di un ragazzo disabile, molti anni fa: “Dio decide di affidare un figlio malato alle famiglie più buone per renderle migliori”. Per molto tempo ho vissuto un senso di colpa perché come madre ero contenta di non essere tra quelle famiglie ‘più buone’ ed, immedesimandomi, non riuscivo a sentirmi ‘prescelta’ se mia figlia fosse stata disabile. Poi ho compreso che il mio era un sentimento giusto e che non è sfidando la natura umana (che di per sé contiene forze e debolezze) che si diventa migliori ma al contrario accettando la propria ( e degli altri) relatività.
La partita vera e difficile va giocata quotidianamente su un terreno più impegnativo di quello sul quale vorrebbero giocarla le numerose ma anche inutili norme (bastava la Costituzione e magari applicarla) che considerano il diritto all’uguaglianza come un elastico per cui basta tirare da una parte perché ci sia più spazio dall’altra. La partita vera si gioca su un terreno individuale e la sfida è diventare capaci di apprezzare la vita in tutte le sue forme considerandole preziose proprio perché differenti, essere capaci di costruire felicità in chi ci sta difronte facendogli amare il suo essere anziché fargli desiderare ogni giorno di essere diverso. Come esseri umani dobbiamo rinnegare sempre - ed essere capaci di coglierne l’insidia – il messaggio che bisogna limitare qualcuno per far avanzare qualcun altro. Dietro questi messaggi non ci sono mai nobili intenti, ancorché vestiti di abiti seducenti.
In questa prospettiva mi aspetto – e mi auguro – che le donne quanto gli uomini che presto riceveranno il mandato elettorale mettano in agenda i temi del diritto alla salute ‘fruibile’ e non solo scritta in qualche documento e non trascurino i temi dell’integrazione dei servizi alla persona perché è soltanto in questa direzione che la nostra terra, l’amata Calabria, potrà finalmente mettere in campo strategie riparatorie e realmente soddisfattive degli stati di bisogno.  
Il mio augurio a tutti i candidati, rosa e non, è che amministrino da esseri umani felici di essere multiformi.
Candida Tucci