13. ago, 2021
Ius Soli sportivo. La discriminazione nella discriminazione di Fabio Racobaldo
“Forse non sarà una canzone a cambiar le regole del gioco. Ma voglio viverla così quest'avventura, senza frontiere e con il cuore in gola” così recitava la famosa canzone di Gianna Nannini resa famosa durante i mondiali di calcio di Italia 90 e ritornata in auge in questa estate sportiva. L’Estate Italiana magica dello sport, tra europei di calcio e Olimpiadi, ha riportato alla ribalta del dibattito politico la questione dello IUS SOLI.
Giovanni Malagò, presidente del CONI, all’indomani delle imprese di Marcell Jacobs, Eseosa Fostine Desalu e di altri atleti azzurri di “importazione”, ha proposto lo IUS SOLI SPORTIVO cioè la possibilità di avere la cittadinanza Italiana per tutti quegli sportivi di origine straniera che si distinguono per meriti e capacità sportive.
Mi ritorna in mente la storia di Rami Shehata e Adam El Hamami, i due ragazzi di origine egiziana che, qualche anno fa, salvarono i loro compagni di classe durante il sequestro di uno scuolabus a Crema. Per i loro meriti, il Ministro Salvini (si proprio lui) diede la “concessione” della cittadinanza Italiana a due ragazzi nati e cresciuti in Italia.
Quella del presidente Malagò è una richiesta aberrante che trasforma, ancora una volta, un diritto sacrosanto in una concessione “meritocratica”. Un qualsiasi cittadino che nasce e vive in Italia, che frequenta le nostre scuole, che partecipa alla vita sociale ed economica del nostro paese dovrebbe, al di là delle proprie capacità, poter godere del diritto di essere Italiano.
Essere Italiani non significa essere eroi, non significa essere bravi in qualcosa, non significa essere famosi, non è un merito da conquistare tramite imprese sportive o sociali. Essere Italiani non è un privilegio ma un diritto di chi, ogni giorno, vive e lavora nella nostro Paese.
Il presidente Malagò ha creato una nuova forma di discriminazione nella discriminazione, come se ci fossero cittadini stranieri di serie A e di serie B.
E allora viviamola davvero questa avventura, senza frontiere e con il cuore in gola … e soprattutto con un poco di umanità.
Generiamo dunque politiche inclusive e solidali, dibattendole e decidendole con istanze che provengano forti dal «basso», il modo utile a «capovolgere il tavolo» che ha imposto i disagi di ieri e le discriminazioni, spesso infami.
Ing. Fabio Racobaldo