12. ago, 2021

Al nuovo Presidente anche il compito di alleviare l'imposizione fiscale e pensare di più alla redistribizione solidaristica di Antonio URICCHIO

E via. In Calabria si celebreranno, nei primi di ottobre, le prime elezioni regionali del dopo e mentre crisi pandemica. Diventa pertanto rilevante per i candidati a Presidente affrontare il tema della sopravvenuta debolezza economica sociale e, di conseguenza, individuare le migliori soluzioni possibili. Dovranno farlo finanche attraverso le politiche fiscali di tutto il sistema autonomistico territoriale, soprattutto quello regionale costituzionalmente abilitato a legiferare in tal senso, seppure limitatamente.
In questa prospettiva, appare fondamentale la selezione delle fattispecie imponibili cui è collegato il prelievo, e con riguardo ai tributi regionali e locali, il rac­cordo tra fattispecie e soggetto attivo, in alcuni casi, apprezzabile in termini di localizzazione territoriale della prima (fattispecie), in altri (soggetto attivo), in termini di continenza con le funzioni e le competenze dell’ente impositore.
 Ciò in considerazione dell’utilità occorrente per il superamento delle difficoltà post pandemiche, partendo dai bisogni dell’economia reale sino ad arrivare a quello di economia finanziaria. Un impegno difficile ma ineludibile, che troverà maggiori difficoltà nell’utilizzo di tributi di natura locale, prevalentemente adusi alla valorizzazione dei criteri identificativi del luogo di produzione della stessa. Un compito del quale i Presidenti di Regione, espressione diretta del consenso della comunità che li elegge, dovranno farsi abbondantemente carico nel prevedere, ridisegnare e imporre, sia direttamente che attraverso gli enti locali. Tutto questo tenendo conto della nuova morfologia della ricchezza e della povertà, sopravvenuta e strutturale, che non costituisce, affatto, un elemento neutro: oltre alla ricchezza materiale, fisicamente percepibile e misurabile, si delineano infatti forme di ricchezza, realizzabili nel mentre e dopo Covid, intangibili e poco controllabili. Così come si determinano elementi generativi di nuova povertà, spesso assoluta, in quanto tale bisognosa non solo di pratiche esonerative ma anche di redistribuzione solidale reale. Pezzi consistenti di neo-condizioni di tessuto sociale individuabili attraverso appositi flussi informativi e finanziari che si sostituiscono a quelli tangibili e localizzabili (cosiddetta «economia senza peso» e data driven).
In questo contesto, il legislatore regionale, così come quello statale, è chiamato a uno scatto in avanti ripensando lo strumentario fiscale, nel rispetto dei prin­cipi di legalità dell’imposizione e di capacità contributiva, ma in modo più aderente a un contesto economico e sociale profondamente mutato rispetto al passato. È evidente che la crisi epidemiologica provocata dal coronavirus e il lockdown (totale e parziale) delle attività economiche disposto per limitarne la diffusione non consentono di espandere l’area della tassazione, incremen­tando la pressione fiscale anche in considerazione degli effetti devastanti sul piano economico, sociale e occupazionale.
 Buon lavoro ai candidati nell’affrontare da subito una siffatta esigenza di politica impositiva e redistributiva.
L’augurio ai calabresi di sapere individuare chi garantisce loro una più celere e fattiva exit strategy dal dramma che le regioni del sud vivono da sempre, accentuata dall’effetto pandemico e dalla gigantesca inarrestabile emigrazione dei giovani.
Antonio Felice Uricchio
già Rettore dell’Università di Bari oggi Presidente dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca)