9. ago, 2021

Elezioni e PNRR, una occasione unica per la Calabria del prof. Alessandro Petretto



In autunno saranno rinnovati i vertici di una Regione, la Calabria, di Roma capitale e di alcune tra le più importanti città metropolitane italiane, come Torino, Milano e Napoli. Mai come in questa circostanza il dibattito sembra orientato su questioni di politica nazionale piuttosto che su tematiche territoriali, come se non ci fosse niente di nuovo rispetto alle passate elezioni amministrative. Invece stavolta c’è un invitato di pietra che sembra trascurato ma che dovrebbe essere attentamente preso in considerazione per valutare le diverse proposte: l’impegno, le capacità delle amministrazioni per l’attuazione del PNRR. Sia il Piano presentato alla CEE e approvato dal Consiglio europeo nel mese giugno, sia il D.L. 31.5.2021, n.77 per la governance dello stesso, precisano il coinvolgimento delle amministrazioni periferiche, in particolar modo delle regioni, in questo importante snodo della politica economica del paese.
Si possono distinguere tali impegni in due tipologie: la partecipazione dei presidenti delle regioni agli organi nazionali di regia e contatto con la Commissione Europea e la riorganizzazione delle strutture amministrative, in particolare regioni e comuni metropolitani, per l’attuazione e monitoraggio degli interventi di diretta pertinenza territoriale.
Gli organismi nazionali del sistema di gestione, attuazione e monitoraggio del PNRR sono principalmente due: la Cabina di Regia, “preposta all’indirizzo, impulso e coordinamento della fase attuativa”, presieduta dal Presidente del Consiglio, e con la presenza dei ministri competenti e il Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territorio, “con funzioni consultive nelle materie e per le questioni connesse al PNRR”. Nella prima sono chiamati a partecipare i presidente delle regioni quando sono esaminate questioni di loro competenza ed è chiaro, che non si tratta di una partecipazione formale. Davanti ad un ambiente molto competitivo e rigoroso, se non diffidente, i presidenti convocati devono riuscire a fare valere le istanze del territorio, presentandosi con dossier ben strutturati e accompagnati da credibili task-force. I componenti della seconda sono rappresentanti delle regioni e degli enti locali con requisiti di rappresentatività, esperienza e competenza. Non si tratta quindi di poltrone da coprire con criteri di occupazione del potere.
Per quanto riguarda l’attuazione di singoli interventi le regioni sono chiamate a provvedere, in sinergia con gli enti locali, sulla “base delle competenze istituzionali, tenuto conto del settore di riferimento e della natura dell’intervento”. Se una regione o una città metropolitana è responsabile dell’attuazione di un intervento sul suo territorio deve effettuare i controlli sulla regolarità delle procedure e delle spese. Inoltre, la regione è tenuta ad adottare tutte le misure necessarie a prevenire, correggere e anche sanzionare le irregolarità, nonché è responsabile per avviare le procedure di recupero e restituzione delle risorse indebitamente utilizzate. Le amministrazioni responsabili di un intervento devono assicurare la tracciabilità delle operazioni e la tenuta di una contabilità separata per l’utilizzo delle risorse PNRR.
E’ indubbio come si apra, per le amministrazioni più attive nel proporre interventi, un’area del tutto nuova della loro organizzazione interna, che dovrebbe assumere la veste di un’unità di missione e coordinamento autonoma, con a capo una figura di prestigio e competenza, non necessariamente di tipo assessoriale. Questa unità potrà avvalersi di personale esperto assunto a tempo determinato, selezionato e reclutato dal Dipartimento della funzione pubblica, specificatamente destinato alle strutture preposte all’attuazione di un intervento. Poiché quasi tutte le regioni sono orientate ad accedere ai fondi della Missione 6 “salute”, per interventi di digitalizzazione delle attività e per lo sviluppo della medicina territoriale, è naturale che queste figure siano principalmente rappresentate da economisti e giuristi sanitari, da statistici sociali e ingegneri informatici che affiancheranno i medici coinvolti nei progetti. A tal fine, le regioni possono anche ricorrere al supporto tecnico-operativo di società pubbliche o private accreditate che istituzionalmente affiancano la pubblica amministrazione regionale. Si tratta, in ogni caso, di funzioni molto impegnative e delicate, da svolgere con criteri di indipendenza, al riparo cioè da intrusioni e equivoche commistioni locali; funzioni delle quali i vertici regionali debbono essere consapevoli e opportunamente attrezzati culturalmente e organizzativamente.
E’ quindi naturale, in conclusione, suggerire ai cittadini che andranno a votare a ottobre di guardare a quanta parte dei programmi elettorali sia dedicata ai temi dell’attuazione del PNRR e l’affidabilità in tal senso manifestata dai concorrenti. Non è questo il tempo degli apprendisti stregoni!
prof. Alessandro Petretto