5. ago, 2021

Oramai si vota il 3/4 ottobre, cosa ci aspetta di Massimo Veltri

Al voto fra due mesi

Fra due mesi si voterà in Calabria, per la Regione e per il Comune di Cosenza: i candidati sembrano definiti per le regionali, per le comunali ancora no. 
Il centrosinistra ha una sua candidata alla presidenza della giunta regionale: ci si è pervenuti dopo molte convulsioni e contorsioni, tutte interne al Pd nazionale collegato ai suoi terminali locali. I motivi di ambasce, ritardi, improvvisazioni sono facilmente identificabili: conservazione del potere da parte dei detentori delle tessere qui in Calabria; utilizzare la nostra regione a Roma come pedina facile da destreggiare su una scacchiera più grande fatta di correnti, scambi, sgarbi e sgambetti. Accanto-o di fronte: ancora non è chiaro-alla candidata si presenta il sindaco uscente di Napoli, forte di variegati endorsement che spaziano dalla sinistra estrema a intellettuali e accademici, e che riceve i favori del già presidente pd Mario Oliverio. 5Stelle tace, acconsente, di altri movimenti o refoli non si registrano aliti, visto che Carlo Tansi ha spostato le sue tende nel campo dell’ex nemico. A destra Meloni se n’è fatta una ragione, la sua candidata in pectore pure, i giochi sembrano fatti: il deputato di ForzaItalia di Cosenza sembrerebbe avere la strana spianata, tanto più in considerazione dei trasversalismi di cui da più parti si sussurra e che peraltro non sarebbero una novità. 
Ma per quale partita, per guidare la Calabria verso dove, nessuno lo dice: le parole sono improntate a ‘rinnovamento’, ‘discontinuità’, ‘legalità’’, e non basta, non basta proprio. Siamo da decenni, da sempre, stretti nella morsa fra il meridionalismo piagnone e rivendicazionista e il cialtronismo dell’improvvisazione e dell’incultura-non solo politica-al netto, s’intende, del malaffare e degli interessi personali. La risposta che occorrerebbe dovrebbe essere di alto profilo, l’occasione è quanto mai storica, eppure si cincischia senza sussulti di dignità e con l’aggravante dell’imprimatur nazionale, dietro a candidati opachi e a idee nessuna.
Il dopo-Occhiuto al Comune di Cosenza è, se possibile, ancora più nebuloso del dopo-Spirli’ alla Regione. Qui la destra è al palo in attesa di designazioni dinastiche da parte del sindaco uscente. 5Stelle che alle elezioni politiche fece il pieno di parlamentari attende, come anchilosato. La sinistra estrema forse testimonia, zeppa di tanti e tutti no, forse non si presenta. Il solito Pd, commissariato qui come dappertutto, è tentato di far avanzare un nome socialista: lo propongono i signori e padroni di quello che in Calabria è feudo incontrastato di un gruppo di potere che ha nome e cognome, che a Roma conoscono bene, che sembrano eterni tanto quanto esiziali per la nostra terra. E i problemi di Cosenza che fanno, stanno a cuore a qualcuno? Il suo centro storico che se ne viene a pezzi, i cantieri aperti da sempre col traffico impazzito, il raccordo con le periferie, le tante emergenze sociali, la città a misura d’uomo salvata dalle mani di un sindaco megalomane che immagina d’essere in una realtà in cui il ‘miglio d’oro’ conta solo quello, e per il resto la colpa è dei privati…
Da sempre s’e’ parlato di Atene della Calabria: e chiudono attività teatrali, laboratori artistici e tacciono intellighenzie che si chiudono nel loro particolare o si prostrano ai piedi del principe di turno; da qualche tempo c’è chi individua in Cosenza almeno tre strati: quello che si vede, quello che si intravvede, quello più profondo, torbidò. Nel silenzio-assenso di una borghesia professionale e imprenditoriale ormai completamente afona quando non complice si sta realizzando il capolavoro di devitalizzare Cosenza.
E a chi, i pochi, che implorano di fare qualcosa, di muoversi dal basso cosa si può obiettare se non che è troppo tardi, se non che la stagione del civismo non fiorisce se è lasciata da sola.
Massimo Veltri