29. lug, 2021
I tanti volti della povertà del Mezzogiorno di Serena Giglio
Mentre gli italiani benestanti sono già partiti per le vacanze o, comunque, in procinto di farlo, privilegiando solitamente le meravigliose mete turistiche del Mezzogiorno mediterraneo - grazie al miglioramento generale della situazione dei contagi da Covid frutto della campagna vaccinale su larga scala - accade (ahinoi) altro. Si contano tantissime persone che lottano per arrivare a fine giornata nella peggiore delle ipotesi costrette a chiedere aiuto addirittura per mangiare.
E’ quel 10% circa della popolazione meridionale che versa in condizioni di povertà assoluta, ovvero – per essere più chiari – alimenta quella soglia di povertà “al di sotto” della povertà, che impedisce persino di mettere il “piatto a tavola” almeno una volta al giorno.
A Napoli – ma, in generale, al Sud – dove buona parte delle famiglie sbarca il lunario con piccoli commerci ambulanti e lavori di servizio assistenziale, si è registrato un aumento di quasi il 50% delle già consuete richieste di aiuto alle Onlus e agli Enti presenti sul territorio e finalizzati all’aiuto agli indigenti.
In questo scenario drammatico – spesso messo in sordina rispetto alle altrettanto tristi vicende legate alle carenze della malasanità – si registra un ulteriore problema sociale, non meno preoccupante e cioè l’aumento del tasso di abbandono scolastico. Un gap che registra al Sud un saldo quasi pari al doppio rispetto a quello del Nord, determinando un aumento esponenziale della microcriminalità.
Vere e proprie piaghe sociali – la povertà di mezzi di sostentamento e quella di cultura – che unite alla povertà di adeguate strutture sanitarie, alla penuria dei necessari mezzi di trasporto e alla crescita del tasso di disoccupazione, disegnano un Sud più povero e abbandonato che mai. Di questo (sembra) aver tenuto conto il PNRR (i.e. Recovery Plan italiano) che promette (e speriamo mantenga) la distribuzione di buona parte dei denari europei provenienti dal Recovery Found alle Regioni del Mezzogiorno.
Ma la povertà si combatte – prima ancora che con i mezzi economici - con la cultura e la competenza, recitava un vecchio adagio e, dunque, cui prodest questa iniezione di finanza se, di fatto, al Sud, Enti locali e Amministrazioni pubbliche difettano di Uomini (i.e. Dirigenti) in grado di gestire queste risorse economiche e finalizzarle in maniera efficiente agli interventi di dimensione straordinaria che andrebbero realizzati? E’ una condizione, questa, che caratterizza certamente molti Comuni della Calabria così come della Campania.
Se è vero che buona parte dei finanziamenti all’Italia, provenienti dal Recovery Found, verrà assegnata tramite bandi che richiedono la presentazione di adeguati progetti, molto spesso cofinanziati dagli stessi Comuni che concorrono all’assegnazione delle risorse, come “competere” con i Comuni del Nord, più ricchi di mezzi e uomini, alias più strutturati e, dunque, certamente in grado di intercettare e farsi assegnare buona parte di questi finanziamenti?
Trattasi di un problema talmente attuale e concreto che per scongiurarlo, oltre 400 Comuni del Sud, tra cui Napoli, hanno preso parte al movimento Recovery Sud, che si occupa di verificare la corretta distribuzione (voluta dall’Europa!) dei finanziamenti tra Nord e Sud del Paese, utilizzando gli stessi parametri presi in considerazione in sede europea per stabilire l’assegnazione dei fondi all’Italia, in maniera da conseguire quel riequilibrio territoriale cui dice di mirare anche il PNRR.
Ci sarebbe poi da interrogarsi su quali siano le spese cc.dd. “territorializzabili” al Sud, cui sarebbe destinato il 40% dei denari del PNRR (come si legge nello stesso), poiché da più parti si paventa il rischio di includere in tale voce interventi che risultano GIA’ oggetto di finanziamento, realizzando uno scongiurabile e deleterio “riconfezionamento” degli stessi. Ma questo argomento è talmente vasto e delicato che meriterebbe un approfondimento a sé.
Mentre tutti questi dubbi attanagliano le coscienze, si fa strada una certezza, che per combattere i tanti, troppi volti della povertà, a noi del Sud rimanga solo quest’ultima possibilità e cioè sfruttare (pretendendo di ottenere), con resilienza e (pro)positività le risorse economiche rivenienti da un dramma che ci ha messo in ginocchio e ci ha portato via la generazione che aveva messo in piedi il Nostro paese, quella dei “Nonni”.
Non permettiamo a nessuno di prenderci in giro: denunciamo, pretendiamo, se occorre, gridiamo ovunque riteniamo di poter ricevere attenzione ed ascolto (e questo Blog, su cui mi onoro di scrivere, mi sembra un Agorà perfetto, in tal senso) che ci spettano gli stessi diritti e le stesse possibilità dei Comuni del Nord, per evitare che anche un’altra generazione vada via, quella dei giovani, perché, se accadesse, saremmo veramente perduti… e in questo caso, una volta per tutte!
avv. Serena Giglio